“Il «Pane» di Santa Giuliana” suora dei Servi di Maria di p. Eugenio M. Casalini

È un articolo del padre Eugenio M. Casalini scritto per il periodico la SS. Annunziata di Firenze nel 2003. Lo riportiamo

Nel nostro Santuario della SS. Annunziata, tra la folla iconografica di santi che occupa gli altari delle cappelle, c’è l’immagine di una santa che tra gli altri è riconoscibile perché un’ostia consacrata le scintilla all’altezza del cuore, sull’abito religioso. Si tratta di Santa Giuliana, ritenuta della famiglia dei Falconieri e legata all’Ordine dei Servi di Maria perché lo zio paterno, fra Alessio († 1310), apparteneva al gruppo dei Sette fiorentini che nel sec. XIII non solo diedero alla Chiesa questo nuovo Ordine religioso, ma aprirono in essa una particolare scuola di devozione alla Vergine Gloriosa, Madre di Dio.
Giuliana era nata intorno agli anni ‘70 del secolo XIII nelle case e laboratori che i Falconieri, ricchi mercanti, possedevano vicino a S. Maria di Cafaggio (1250), il piccolo oratorio divenuto in seguito lo splendido Santuario dell’Annunziata. L’esempio dello zio e forse i consigli del santo priore Generale dei Servi, fra Filippo Benizi († 1285), mossero in lei, fin dall’adolescenza, il proposito di consacrare tutta la propria vita a Dio; ma soltanto intorno agli anni novanta del secolo Giuliana avrebbe raggiunto l’età legale (i 14 anni) in cui, trascurando la volontà dei genitori, avrebbe potuto scegliere liberamente la propria vocazione. Una vocazione che in pratica la definiva come Mantellata dei Servi, secondo l’usanza del tempo.
Purtroppo, solo una tradizione orale, dipendente da una legenda dispersa ci descrive la sua adolescenza e la sua vita. Il suo primo biografo, il frate umanista dei Servi, fra Paolo M. Attavanti († 1499), così parla brevemente della nostra santa nel suo Dialogus ad Petrum Cosmae, composto nel 1465. Ecco la traduzione:

«La nostra città generò Giuliana, specchio di verginità e memorabile esempio per tutte le donne, tanto che Ella diventò celebre per lo splendore della sua santità. Seguendo infatti i santi insegnamenti, come ci testimonia il suo comportamento, si adornò non di vane doti o dell’approvazione dei mortali per la sua singolare bellezza, ma del merito della sua virtù vera nella quale spesso risiede il decoro e la gloria del successo. Tra l’altro, abbracciando la devozione della “vedovanza” della Santa Madre [l’Addolorata], ne vestì l’abito della salvezza» [che, secondo una accettabile ipotesi, avrebbe ricevuto ritualmente nel 1305].

Come possiamo constatare, dalla testimonianza dell’Attavanti, la tradizione descrive la gioventù della nostra santa, ricca di virtù umane e cristiane come si pensa e si desidera che sia la santità di una adolescente, nata e cresciuta in un ambiente sano anche se caratterizzato dall’impronta di forti passioni religiose e sociali come si agitavano nella Firenze della seconda metà del Dugento.
Infatti se l’eresia Paterina insidiava la purezza della Fede cattolica, e la lotta tra Papato e Impero dava occasione a divisioni interne tra famiglia e famiglia, tra Guelfi e Ghibellini, la città però, con tutte le sue turbolenze, lasciava spazio alla fioritura della santità, dell’arte e della poesia, per cui Dante poteva cantare di Beatrice (e cristianamente di ogni donna) che era venuta / da cielo in terra a miracol mostrare ...

Certamente con il passare degli anni Giuliana si rese sempre più conto che la sua vita spirituale doveva cercare nutrimento sicuro nella devozione a Cristo - e a Cristo nell’Eucarestia. A questo l’aiutava la religiosità cittadina. A Firenze, nella seconda metà del sec. XIII era ancora vivo il ricordo del miracolo eucaristico avvenuto nel 1230 nella chiesa di S. Ambrogio; inoltre il Pontefice Urbano IV, nel 1264 aveva proclamato per tutta la Chiesa la festività del Corpus Domini. Per Firenze dunque in seguito Giuliana divenne la Santa dell’Eucaristia e così la rappresentò nei secoli l’iconografia ufficiale. Ma dai Servi della Vergine la santa aveva ricevuto anche una sentitissima devozione alla Vergine Gloriosa, Serva del Signore, Annunziata dall’Angelo e Madre dei Cristiani generati sotto la Croce. E come i Sette Padri, così la nostra santa esercitava la sua Fede nella concreta assistenza ai bisognosi e ai malati, accolti nei numerosi ospedali della sua città.
La tradizione parla della vita penitente di Giuliana: penitenza anche fisica, come era caratteristica della santità medievale; ma non ci sembra credibile quanto il suo biografo Attavanti ci tramanda in una predica della fine del sec. XV, in cui presenta la santa come esempio di convertita dalla meditazione sul Giudizio universale. Presentazione sfruttata largamente dall’iconografia col simbolo del teschio - la morte e il giudizio - che però non prevale sul simbolo eucaristico, proprio della santa.
Altro titolo che troviamo spesso dato a Giuliana è quello di Fondatrice o meglio ispiratrice di tutto il ramo femminile - suore, monache e Terz’Ordine - dei Servi di Maria. Si è già detto che la santa visse la sua condizione di mantellata in famiglia, a contatto con le vicende della società del suo tempo, ma è certo che dai Servi di Maria di Cafaggio ricevette anche il carisma della vita comunitaria; per questo penso che il primo monastero di Vergini dei Servi sia stato ispirato da Giuliana anche se realizzato per lascito testamentario da Gherardo del fu Migliore Guadagni il 26 luglio del 1327. Dove sorgesse questo monastero non lo sappiamo, ma probabilmente nella piazza dell’Annunziata dove è oggi il Palazzo Grifoni, e in passato erano delle case appartenute al convento di Cafaggio. Ed è lì che probabilmente morì la nostra santa nel 1341.
Gli ultimi istanti della sua vita furono ancora un atto di amore per Gesù Eucaristia. Impossibilitata la santa a ricevere la particola consacrata, secondo l’uso del tempo, la ricevette sul seno, come un tabernacolo vivente. E l’episodio è rappresentato nell’arte con lo sfolgorio dell’ostia nell’attimo che precede la sua sparizione miracolosa. Non mancano grazie e miracoli attribuiti all’intercessione di Giuliana, specie dopo la sua canonizzazione avvenuta per opera del pontefice Clemente XII il 16 giugno del 1737; e il suo corpo si venera nella nostra basilica sotto l’altare della cappella Falconieri (oggi del Santissimo Sacramento). La sua festa ricorre il 19 di giugno come attesta anche un epitaffio, ritrovato nel suo sepolcro e pubblicato nel 1521.
Ecco il testo tradotto dal latino:

Giuliana, illustre per miracoli, - ornamento di gloria verginale per la famiglia dei Falconieri, per Firenze e per la Religione dei Servi di Maria - avendo imitato la santità dello zio Alessio - che fu uno dei fondatori del suo Ordine - nel sorgere del duplice Sole [forse il segno zodiacale dei Gemelli e il vicino solstizio d’estate], – dal cielo di dove era venuta, sole ella stessa, fu vista sorridere l’anno del Signore 1341 – a Firenze nell’ambiente dell’Annunziata.

Eugenio M. Casalini, maggio-giugno 2003-giugno 2023.


Alessio M. Rossi, osm, Santa Giuliana dei Falconieri, Roma 1954; Eugenio M. Casalini, osm, Iconografia di S. Giuliana Falconieri, in «Da una casupola nella Firenze del sec. XIII», p. 120; Idem, Il dies natalis di S. Giuliana, in «La SS. Annunziata», periodico bimestrale del Santuario, gennaio-febbraio 1988, pp. 4-5.


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